Le Catene di sant’Antonio 2.0
Nei primi anni di internet le tradizionali catene di sant’Antonio via posta furono presto sostituite dalle e-mail: era semplice e veloce spedire, anche a centinaia di contatti, lo stesso messaggio.
La posta elettronica è ormai in declino, quando si vuole contattare qualcuno si utilizzano i messaggi istantanei; anche le catene di sant’Antonio si sono così trasferite in questi nuovi mezzi di comunicazione, riuscendo però sempre a scocciare un’infinità di persone.
Se all’inizio gli SMS, grazie al loro costo, limitavano il propagarsi di informazioni false, ora con i messaggi gratuiti veicolati tramite applicazioni come Whatsapp, Messenger o Telegram, le catene di sant’Antonio hanno trovato terreno fertile per riprodursi all’impazzata.
Vediamo insieme come evitare di diffondere spam e bufale ai nostri contatti (ed evitare di essere cancellati da chi non ne può più di tutti questi messaggi!)
Le catene di sant’Antonio sono tutte uguali?
Esistono diversi tipi di messaggi indesiderati, ma tutti hanno in comune la richiesta di inviarli ad altre persone:
- SPAM – Messaggi pubblicitari, solitamente camuffati da finte lotterie/estrazioni premi
- Truffe – Richiesta di denaro per emergenze, beneficenza, schemi ponzi, etc
- Bufale – Fatti di cronaca e notizie completamente false ed inventate
- Superstizione – Se non si effettuano tutti i passaggi si verrà perseguitati dalla sfortuna
Come riconoscere le catene di sant’Antonio
Ricevete un messaggio da un vostro contatto con la richiesta di farlo girare a quante più persone possibili? Cestinatelo! Al 99,9% si tratta nella migliore ipotesi di una bufala, che vi farà solo perdere tempo per essere letta, ma nel peggiore dei casi potrebbe essere una truffa che vi farà perdere vero denaro!
Un’altra caratteristica quasi immancabile sono la grammatica sconclusionata o le traduzioni approssimative che fanno parecchio ridere.
Le Catene di sant’Antonio possono essere anche veri e propri post su Facebook: ad esempio la richiesta di ri-condividere o mettere un like ad una foto o un messaggio banale, una notizia che fa scalpore, etc.
Esempio di una catena
Volete cimentarvi nel riconoscere una catena di sant’Antonio? Ne abbiamo qui una per voi:
“Salve, siamo Andy e Jonh, i direttori di whatsapp. Qualche mese fa vi abbiamo avvertito che da quest’estate whatsapp non sarebbe stato più gratuito; noi facciamo sempre ciò che diciamo, infatti, le comunchiamo che da oggi whatsapp avrá il costo di 1 euro al mese. Se vuole continuare ad utilizzare il suo account gratuitamente invii questo messaggio a 20 contatti nella sua rubrica, se lo farà, le arriverá un sms dal numero: 123#57 e le comunicheranno che whatsapp per LEI è gratis!!! GRAZIE…. e se non ci credete controllate voi stessi sul nostro sito (www.whatsapp.com). ARRIVEDERCI.
PS: quando lo farai la luce diventerà blu (se non lo manderai l’agenzia di whatsapp ti attiverà il costo )
(Vi assicuro che questo è un vero messaggio che ho ricevuto su Whatsapp)
Lasciamo perdere gli errori (comunchiamo); il fatto che prima si dica di mandare questo messaggio a 20 contatti, poi a 10 e poi nuovamente a 20; che scrivano che da sabato Whatsapp diventerà a pagamento e subito dopo che da oggi sarà a pagamento; che se si invierà il messaggio a 20 contatti si riceverà un SMS (perché mai dovrebbero mandare un SMS e non invece un semplice messaggio Whatsapp?); perché mai i direttori (?) di whatsapp (scritto in minuscolo) Andy e Jonh dovrebbero prendersi la briga di avvisare gli utenti su come evitare un costo che sarebbe tutto a loro vantaggio? :D
Magari non tutti ricordano che solo dopo l’acquisizione da parte di Facebook, Whatsapp diventò gratuito: prima della vendita prevedeva il pagamento di un canone annuale.
Le catene di sant’Antonio dedicate a Whatsapp o a Facebook sono ormai un classico, resto però sempre meravigliato di come ancora le persone ci possano cascare.
Che può fare un innocuo messaggio?
Le catene più subdole sono sicuramente quelle che cavalcano l’indignazione per una notizia o fatto importante, le persone sono portate ad inviare subito il messaggio senza neppure pensare di controllare se ciò che è scritto sia vero oppure no.
Pensiamo ad esempio alla richiesta per le donazioni di sangue o alla ricerca di medici ed infermieri nel caso di una calamità/emergenza, magari con anche il numero di telefono reale di un ospedale o di un servizio della protezione civile all’interno del messaggio: se lo stesso non è stato inviato da chi si occupa dell’emergenza, si finirebbe inutilmente per intasare delle linee utilizzate da chi ha davvero necessità di intervento, causando quindi un vero e proprio danno.
Ricordo ancora bene che durante uno degli ultimi eventi sismici, la protezione civile dovette intervenire, negando i tanti messaggi che circolavano in rete con la richiesta urgente per medici ed infermieri di recarsi sul luogo: una persona, pur con ottime intenzioni, avrebbe solo creato disagio a chi stava già prestando soccorso.
Con il pretesto che un semplice messaggio non possa causare danni si ri-condivide senza particolari scrupoli notizie false, informazioni errate e qualsiasi amenità un essere umano possa pensare, finendo così per fare il gioco di chi ha iniziato la catena: parlarne e condividerla.
Prendiamo pochi minuti della nostra vita per controllare che ciò che condividiamo corrisponda al vero prima di cliccare su “invia”, potremo far risparmiare tempo ed energie a chi ne ha davvero bisogno.